27.4.23

IL GRANDE RITORNO DEGLI GNU ECONOMY

Gli Gnu Economy non muoiono mai. Ebbene sì. Tutti coloro che speravano nella nostra estinzione sono rimasti profondamente delusi. Perché non solo siamo tornati, ma anche piuttosto malintenzionati (nel senso buono, si capisce). E dire che all'inizio del concerto era affiorata un po' di quella ruggine che tutti temevamo sotto sotto, ma poi, col passare delle canzoni, si è ritrovata l'amalgama di un tempo, un affiatamento e una grinta che stavamo aspettando che si ripresentasse a noi quasi come per magia. È stato bellissimo ritrovarsi sul palco di un teatro così piccolino e allo stesso tempo enorme per ciò che rappresentava dopo tanti anni senza suonare insieme. Gli amici, i nostri amatissimi ventilatori, non ci hanno tradito e sono accorsi a riempire ogni posto disponibile trasmettendoci tutto l'entusiasmo e l'energia di cui avevamo bisogno.

Gli Gnu Economy in azione


La prima parte ha raccontato i Beatles degli esordi, due chitarre, basso e batteria, molto rock'n'roll e voci armoniose e brillanti. Il concerto comincia con due r'n'r dei primissimi tempi come One after 909 e I saw her standing there, seguiti dall'energica Money. Quindi una carrellata di classici Lennon-McCartney come A hard day's night, I'll follow the sun, Ticket to ride. Quindi ci si evolve musicalmente, anche a livello di arrangiamenti, con Drive my car e una funkeggiante We can work it out, entrambe cantate magistralmente da Tollack, per finire su due splendide ballate tratte da due dischi rivoluzionari come Rubber Soul e Revolver, parlo di In my life e For no one, dove Tollack ha sfoderato un assolo commovente con la sua mitica armonica cromatica. Di ritorno al rock, si chiude la prima parte con un'elettrica (in tutti i sensi) Doctor Robert seguita da una sveltina, Sgt. Pepper's lonely hearts club band (reprise) con cui si chiude la prima parte. Ma forse stilisticamente noi siamo più vicini al periodo della maturità della band di Liverpool e si è visto. Dall'intermezzo acustico in poi il concerto ha assunto una nuova dimensione, rotonda e coinvolgente più che mai, portando in delirio i 150 spettatori paganti. Blackbird, Her majesty e Mother Nature's Son sono state intervallate da riff famosissimi che il pubblico doveva indovinare (non ne avete sbagliata una!!! Bravi!!!). Quindi, con la band già al completo sul palco, si è spiccato il volo definitivamente con Dear Prudence, While my guitar gently weeps, Back in the USSR e una trascinante Get Back. La parte finale del concerto è stato marcata da un'epica Let it be, seguita da Lady Madonna, Something, Here comes the sun, Oh! Darling (dove Terry ha rischiato di fare esplodere le corde vocali), Come together (l'arrangiamento di Tollack è qualcosa di fantastico) e il finale con Golden Slumbers-Carry that weight-The end. Nel bis super acclamato dal pubblico gli Gnu hanno sfoderato una versione potentissima di Hey Jude con infiniti assoli nel finale e il pubblico cantando l'iconica frase Na-na-na-na-na-na che nessuno ha mai capito che cosa significhi (potrebbe avere dei riferimenti esoterici? e chi lo sa...).

Ringraziamenti finali


In quanto alla band ci sono state un paio di novità: in sostituzione di Adriano Gabrielli che non era disponibile, ha suonato il basso e fatto i cori Fabio Ponta, offrendo una performance egregia sotto il punto di vista tecnico e motivatore. Dovete anche considerare che era la prima volta che suonava con gli Gnu e aveva realizzato solo una prova la domenica precedente! E poi che dire di Tollack Ollestad? Un polistrumentista di livello mondiale che ha collaborato con personaggi del calibro di Al Jarreau, Billy Joel, Christopher Cross, Gino Vannelli, Earth Wind and Fire e molti altri compreso il nostro Boccelli: con gli Gnu ha cantato e ha suonato il piano nonché la sua bellissima armonica cromatica, offrendo due dei momenti più belli del concerto con gli assoli su For no one e su Blackbird. Il resto della band già la conoscete, ma per non farmi fare uno sforzo di memoria inutile ve li ricordo io: Terry Cugia alla voce, Andrea Gabrielli alla chitarra elettrica e acustica e voce, Riccardo Demuro alle tastiere, Andy Bigioni alla chitarra elettrica solista, Fabrizio Cugia alla batteria e i cori.

Speriamo di vederci presto e di non dovere aspettare tanti anni per provare ancora queste emozioni.


 


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